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IL REGNO DELLE DUE SICILIE CON CARLO III

Storia



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IL REGNO DELLE DUE SICILIE CON CARLO III

II lettore non piÙ giovane, che avrÀ la pazienza di seguire questo nostro studio sull'Italia meridionale, non sempre potrÀ essere in grado di riesumare dalle sue me­morie scolastiche e universitarie come quando e perché si stabilÃŒ in Napoli la reale dinastia dei Borboni spagnoli. Il lettore giovane, e piÙ ancora quello giovanissimo, se­guendo i moderni programmi di studi non avrÀ avuto nem­meno modo di soffermarsi su tale periodo di storia patria.



È quindi utile ricordare rapidamente come avvenne la ascensione al trono di Napoli di Carlo III, primo re della dinastia borbonico-napoletana, e cosa furono il suo go­verno e quello dei suoi successori fino alla rivoluzione francese.

Dopo due secoli di vicereame spagnolo e ventisette an­ni di triste dominazione austriaca, Don Carlos, infante di Spagna, figlio di Filippo V di Spagna e di Elisabetta Farnese, sua seconda moglie, giunse a Napoli il giorno 10 maggio 1734, dopo aver sconfitto le truppe austriache che avevano tentato di resistergli dalla Val Padana fino ai confini del regno.

Il viaggio non fu semplice; anzi fu molto movimentato ed anche drammatico.

Carlo, congedatosi dai suoi genitori a Si viglia, raggiun­se, per via terra, Antibes dove si imbarcÃ’ su di un va­scello scortato da una squadra anglo-spagnola e da tre galee toscane.

Il 27 dicembre 1733 sbarcÃ’ a Livorno e poi si recÃ’ a Firenze, dove fu informato che le truppe austriache avevano evacuato pacificamente Parma e Piacenza e dove regnava un ramo dei Borboni di Spagna.

La Spagna, avendo dichiarato guerra all'Austria, sbarcÃ’ trentamila uomini a Livorno, mentre Francia e Piemonte occupavano la Lombardia.

Montemar, comandante dell'esercito spagnolo, si dires­se verso Napoli attraverso la Toscana e gli Stati Pontifici, « per salvare i napoletani dall'oppressione, dalla violenza e dalla tirannia degli Austriaci che si erano insediati in quelle regioni ».

Fra le alterne vicende, e dopo una non troppo accanita resistenza dell'esercito avversario, Carlo III rimase pa­drone di tutto il reame delle Due Sicilie.

CiÃ’ premesso, e passando ad esaminare l'operato di tale re, si puÃ’ dire, in sintesi, che il suo regno fu caratteriz­zato dalle grandiose opere da lui eseguite, facendo di Napoli una delle piÙ belle capitali europee. Fu rimoder­nato il palazzo reale donandogli quell'aspetto sontuoso che ha attualmente e che lo fa ritenere uno dei piÙ fa­stosi palazzi appartenenti a case regnanti. Furono co­struiti il palazzo di Capodimonte e la reggia di Caserta, dovuti al genio del Vanvitelli e Napoli divenne il centro piÙ brillante della cultura musicale, con la costruzione del teatro San Carlo, il piÙ grande, meglio attrezzato e piÙ signorile, tra i teatri europei e dove il genio dei musicisti Napoletani e Siciliani, per oltre un secolo, mise nella do­vuta luce e con risonanza mondiale il valore della mu­sica del '700 e dei primi anni dell'800, tuttora viva nel cuore e nell'intelletto degli amatori e degli studiosi di tale

nobile arte Fu costruito a Napoli l'imponente « Alber­go dei poveri » che, per le dimensioni e i regolamenti che lo reggevano, era superiore in modo incommensu­rabile a tutti gli altri Istituti che in Italia e all'Estero avevano scopi similari.

In tale periodo le famiglie nobili delle province co­struirono nella capitale del regno i loro palazzi di rap­presentanza e la cittÀ, giÀ meravigliosa per la sua forma di anfiteatro disteso sul golfo dominato dal Vesuvio, di­venne definitivamente una metropoli regale.

A Capodimonte fu fondata la famosa fabbrica di cera­miche, che sono ancora conosciute nel mondo come « ceramiche di Capodimonte »; e a Ercolano prima e a Pompei dopo si intrapresero gli scavi che dettero luogo all'istituzione del monumentale museo archeologico napo­letano per la raccolta delle opere d'arte venute alla luce.

Carlo III curÃ’ particolarmente il miglioramento del­l'universitÀ, l'istituzione di un tribunale di commercio e progettÃ’ un «Codice Carolino» che doveva unificare le undici legislazioni rimaste nel regno quale ereditÀ delle varie dominazioni subite dall'Italia meridionale. MigliorÃ’ gli studi nautici e stipulÃ’ trattati commerciali con nu­merose potenze europee.

Intanto nella prima metÀ del secolo diciottesimo (1700-1750) nell'Italia meridionale si erano affermati, nel cam­po intellettuale, notevoli ingegni che lasciarono una so­lida impronta nella cultura sia italiana che europea.

Tra tali intelletti È doveroso ricordare il Giannone, il Galiani e il Genovesi.

Pietro Giannone nel 1723 scrisse l'« Istoria civile del reame di Napoli », tradotta in francese, in inglese e in tedesco, suscitando un'eco immensa.

Fiero sostenitore dei diritti dello Stato, affermÃ’, come conseguenza, l'indipendenza dello Stato dalla Chiesa, di­mostrando altresÃŒ come la proprietÀ ecclesiastica si estendesse ai quattro quinti del regno e rappresentasse un furto a danno dello Stato.

Scomunicato dall'Arcivescovo di Napoli si rifugiÃ’ a Vienna presso Carlo VI che gli accordÃ’ protezione e fa­vore e una pensione annua di fiorini 1000.

Ritornato in Italia, fu espulso da Venezia, da Modena e da Milano e riparÃ’ a Genova dove scrisse: il « Trire­gno », ostilissimo alla Chiesa, perché ne indicÃ’ l'ostruzio­nismo alle nuove idee e ne criticÃ’ la credenza di essere Depositarla della « veritÀ ».

A Ginevra Pietro Giannone cadde in un'imboscata.

Il marchese d'Ormea, ministro di Carlo Emanuele III re di Sardegna, per fare cosa gradita al Papa e liquidare favorevolmente certe questioni ecclesiastiche pendenti tra Roma e Torino, si adoprÃ’ ad ingannare il Giannone e per riuscire ad impadronirsi di lui, gli fece suggerire da per­sone di sua fiducia di recarsi entro i confini sabaudi, a tre miglia da Ginevra, per celebrare la Pasqua in terra cattolica.

AderÃŒ il Giannone all'invito e giunto nel regno di Sar­degna fu fatto prigioniero e chiuso nella cittadella di Torino e poi in quella di Cava.

Il Papa ringraziÃ’ il Re compiacente e il suo ministro, e l'infelice scrittore stette in prigione dal 1736 al 1748, anno di sua morte, nella cittadella di Torino.

La cattura del Giannone fu definita da Cesare Balbo, scrittore e patriota piemontese, come « una grave mac­chia per il Piemonte », ma da altri si opinÃ’ che la « grave macchia » non si limitasse al solo Piemonte ma si estendesse anche a tutti coloro che di tale morte gioirono.

Ferdinando Galiani, nato a Chieti, di ingegno fervidis­simo, di spirito arguto e faceto, compÃŒ studi interessanti sulla moneta, sulla navigazione nel Mediterraneo, sul commercio del grano, « Sui doveri dei principi neutrali

verso i principi guerreggianti e di questi verso i neutra­li » ed elaborÃ’ altre numerose opere.

Antonio Genovesi, nato a Napoli nel 1713, discepolo di Vico, ebbe cattedra di Metafisica all'universitÀ. Pub­blicÃ’ le « Meditazioni filosofiche sulla religione e sulla morale », oltre ad opere come la « Logica » e la « Diocesina o sia della filosofia del giusto e dell'onesto ».

Carlo III incoraggiÃ’ notevolmente i pittori del tempo, fondÃ’ una fabbrica di arazzi e una scuola di incisioni su pietre dure. Nel 1752 si aprÃŒ la Reale Accademia di ar­chitettura.

Nel 1759 il Re di Spagna morÃŒ senza prole e in con­seguenza Carlo III fu proclamato Re di quel regno, sua patria di origine.

Dato che il primogenito di Carlo III era infermo, e che il secondo era stato dichiarato erede al trono di Spa­gna, il terzogenito Ferdinando, di solo otto anni, fu chia­mato a succedere al padre sul  trono delle Due Sicilie.

L'etÀ infantile del figlio obbligÒ Carlo III a nominare una reggenza di due persone: ossia del ministro Tanucci ( toscano di brillante ingegno chiamato dal Re a Napoli fin dal 1735, e dove divenne ministro di Giustizia e poi degli Esteri) e del principe Sannicandro.

Il giovanetto Ferdinando assunse il titolo di Ferdinan­do IV e crebbe robusto ma di scarsa cultura. Nel 1767 raggiunse la maggiore etÀ di anni 16 (sic) e in tal modo cessÃ’ la reggenza, ma il Tanucci, rimanendo al suo fianco, continuÃ’ ad essere il personaggio politico piÙ importante.

Nel 1768 Ferdinando IV sposÃ’ Maria Carolina d'Au­stria, figlia dell'imperatrice Maria Teresa e sorella di Ma­ria Antonietta regina di Francia, decapitata, come il ma­rito Luigi XVI, durante la rivoluzione francese.

Durante il regno di Ferdinando IV e Maria Carolina scoppierÀ la rivoluzione francese e tutta l'Europa sarÀ messa a soqquadro e con essa anche il regno di Napoli.



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