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LOBSANG, T. RAMPA: Un X-file letterario

letteratura



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LOBSANG, T. RAMPA: Un X-file letterario

In questa sezione del sito abbiamo voluto offrire ai nostri lettori, che ancora non lo avessero fatto, la possibilità di approfondire una serie di argomenti trattati già alla fine degli anni cinquanta, da colui che si faceva chiamare Lobsang Thuesdy Rampa e diceva di essere la reincarnazione di un monaco tibetano.



Di questo personaggio non avremmo avuto ragione di parlare se non fosse per il fatto che, nei suoi libri, egli descrive situazioni, luoghi, cose ed avvenimenti che hanno strettamente a che fare con le nostre ricerche.

Il suo libro più noto è sicuramente quello intitolato “Il terzo occhio” oggi ripubblicato da Mondadori, nel quale egli descrive come procurarsi la vera visione dell’universo con questo organo sensibile che noi non siamo in grado di utilizzare. Il libro ha successo proprio quando arrivano dagli Stati Uniti, le prime ventate di New Age suffragate da un certo misticismo orientaleggiante.

La figura del Dalai Lama viene recepita come quella del nuovo Cristo salvatore, di colui che predica la pace ma soprattutto la non violenza.

Al di là di tutto ciò però, nei diversi libri scritti da questo americano, se dicente reincarnazione del lama Rampa, esistono descrizioni di Ufo, alieni, macchine tecnologiche di altre civiltà, la storia dell’Universo, vengono descritti veri e propri rapimenti alieni, si parla dell’anima e dello spirito e della reincarnazione nello stesso identico modo, al di là del linguaggio usato, dei nostri addotti nelle analisi in ipnosi regressiva che abbiamo svolto, negli ultimi quindici anni.

E’ inutile dire che i nostri addotti non sanno nemmeno chi sia questo Rampa e non hanno mai letto nulla di tutto quello che è il contenuto della sua strana opera letteraria. E’ altresì vero che i così detti esperti ufologi, considerino Rampa un visionario, ma è altrettanto vero che le sue visioni siano identiche a quelle di coloro che oggi sono assoggettati ad esperienze di Interferenze Aliene (Abdcuction per gli anglosassoni).

Le esperienze raccontate dal Rampa sono così piene di particolari e narrate così lucidamente da rendere difficili le contestazioni se non quelle sciocche di qualche sedicente comitato di studio su fenomeni paranormali, alle prese con la scienza ufficialmente accettata dai nostri governi.

Ma veniamo a noi. Come è possibile che Rampa dica di essere un vecchio monaco tibetano reincarnato nel corpo di un anglosassone decisamente quasi analfabeta?

Nelle nostre ipotesi di lavoro sugli alieni abbiamo spesso parlato di memoria aliena, intendendo con questo nome, una parte della memoria che è fisicamente collocata nella mente dell’addotto terrestre. Questa memoria è ad accesso negato e può essere aperta solo con una opportuna password. All’interno di questa memoria aliena esistono parti di memorie di vissuti di altre esperienze di vita. Non si tratterebbe di reincarnazione e di memorie attribuibili ad un reincarnato che avrebbe accesso al vissuto di una vita o di più vite precedenti ma di memorie e solo di esse, di soggetti che sono stati a loro volta addotti in temi passati, anche molto lontani spazio temporalmente da noi. Tali memorie, dette da noi dei “carriers” cioè dei trasportatori, sarebbero appartenute a soggetti a loro volta addotti. In questi soggetti l’alieno avrebbe messo la sua memoria in una zona ad accesso negato, per poterla preservare e conservare per sempre. Alla morte o prima della morte fisica dell’addotto, la memoria aliena sarebbe stata estratta facendo una sorta di back up del cervello dell’addotto. In questo back up, oltre la memoria aliena, ci sarebbero anche tutte le informazioni sulla vita dell’addotto. Sempre per conservare la memoria dell’alieno, nell’attesa di introdurla in un corpo di un alieno, in preparazione, tutto il pacchetto di informazioni sarebbe stato introdotto, ad accesso negato, nel cervello di un bambino piccolo, a livello fetale, che costituirebbe il prossimo addotto di questa storica catena.

I due addotti avrebbero dunque in comune lo stesso cervello con gli stessi ricordi sia alieni che terrestri.

Così, potrebbe capitare che, per un caso ed in modo totalmente non voluto, qualcuno potesse accedere ai ricordi del predecessore che ha ospitato la memoria di quell’alieno che i suoi parenti vogliono conservare.

Conservare le memorie con questo sistema è un modo di arrivare ad ottenere una specie di immortalità, poiché quando le memorie verranno reintrodotte in un alieno bambino, quest’ultimo avrà immediatamente a disposizione tutta l’esperienza del progenitore: sarà egli stesso il progenitore.

In questa ottica i casi di regressioni a vite passate altro non sarebbero in realtà che rappresentazioni di vissuti di altri umani che in comune avrebbero avuto, come ospite, la memoria dello stesso alieno.

Chi è in queste condizioni, quale inconsapevole addotto, non è in grado di stabilire da dove gli vengono tutte le memorie di vissuti che lui stesso non ritiene appartenergli.

Qualcuno pensa di essere skizofrenico e qualcun altro un santo reincarnato e forse questo è il caso di Rampa.

Sta di fatto che tutto quello che Rampa sostiene nei suoi libri, appare con incredibile potenza anche dalle indagini in ambiente ipnotico effettuate su coloro che hanno subìto interferenze aliene.

E’ nostro compito quindi informare chi si interessa di queste tematiche che il materiale uscito dai libri di Rampa non solo potrebbe essere reinterpretato in questa accezione dei fatti ma potrebbe essere preso a tiepida conferma di tutte le nostre ricerche.

Per dovere di cronaca, prima di invitare il lettore a leggere i passi salienti delle opere di Rampa, che sono, per le nostre ricerche, più interessanti e che sono stati curati da Luciano Pederzoli, in un mostruoso lavoro di editing e ricerca, citiamo tre lettere la prima delle quali è comparsa sul Daily Mail del primo febbraio del 1958, dove un giornalista di turno cerca di distruggere la figura di Rampa. Seguirà la risposta di Rampa ed infine una lettera della moglie del reincarnato Rampa.

Da questo carteggio si evince che già nel lontano 1958, quando nessuno parlava di addotti, rapimenti alieni, ufo, anime corpi e menti copiate, esisteva già qualcuno come Rampa che, forse per sbaglio, aveva informazioni interessanti su certi argomenti che, anni dopo, sarebbero apparse decisamente più credibili. Ma nel 1958, qualcuno tentava di depistare il lettore scrivendo un certo numero di falsità sullo stesso Rampa tentando di diminuire, agli occhi del pubblico statunitense, la sua credibilità.

La Versione della Stampa

(dal Daily Mail del primo febbraio del 1958)

L’uomo accettato da migliaia di persone come il Lama tibetano del “Terzo Occhio” si è rivelato un brillante imbroglione. Non è affatto un lama e non arriva neppure dal Tibet. E’ un figlio di un idraulico di Plymouth, Devon….un certo Mr. Cyril Henry Hoskins. Nella villa posta sulla sommità di una collina vicino a Dublino, lui e la moglie vivono beatamente, come dottor Kuan e signora, con la ventisettenne Shelagh Rowse, un tempo gaia esponenete del bel mondo del West End. La donna fa parte di suoi numerosi seguaci che credono nei poteri celestiali ed extrasensoriali del Lama… suscitati, secondo la sua versione, da un’operazione al cervello che gli ha conferito il 'Terzo Occhio”. Come Dr. Kuan-Sou, o sotto il suo pseudonimo preferito, Dr. Kuan, legge le stelle e fornisce consigli in merito a problemi relativi alla salute o allo spirito, sotto compenso di una certa parcella. Sua moglie, ex infermiera diplomata presso l’ospedale di Richmond quando si sposarono, il 13 aprile del 1940, mi disse: Quel libro è tutta un’invenzione. Mio marito aveva intrapreso, senza successo, svariate professioni. Ci servivano dei soldi per vivere e così si convinse a scrivere quella roba. I nostri introiti dipendono dalla percentuale alle vendite….

Adesso un investigatore privato di Liverpool lo ha tacciato d’essere uno dei più grandi imbroglioni del secolo…

Le rivendicazioni del Dr. Kuan sono state esposte con dovizia di particolari nel suo libro. Sulla copertina, descrive come, all’età di sette anni, sia entrato in un monastero tibetano e come il Dalai Lama abbia decretato che le sue eccezionali qualità di sensitivo erano state determinate da un operazione chirurgica nota come “L’apertura del terzo occhio”.

Nel libro spiega il suo travaglio, durato diciassette giorni, che gli conferì il terzo occhio…..

Tuttavia non è mai stato nel Tibet. Non ha mai affrontato un’operazione al cervello. E’ un uomo malato con un disturbo cardiaco del cuore ed altri acciacchi.

Eccovi alcune delle sue affermazioni: Dopo aver lasciato il Tibet, ha combattuto con le forze nazionaliste cinesi contro il Giappone ed è stato fatto prigioniero. Dopo la caduta della prima bomba A sul Giappone, è scappato su una imbarcazione da pesca alla volta della Corea ed ha raggiunto l’Inghilterra passando da Mosca e successivamente da New York. Ha volato su un disco volante ed è figlio di un principe del Tibet.

Questa è invece la realtà. Ha 47 anni, è figlio di un idraulico rispondente al nome di Joseph Henry Hoskins. Dopo aver abbandonato gli studi, ha aiutato il padre fino alla morte di questi, nel 1937, dopodiché, assieme alla madre, si è trasferito nel Nottinghamshire. Ha lavorato in una fabbrica produttrice di strumenti chirurgici, dopo è passato impiegato frequentando per corrispondenza una scuola di ingegneria. Successivamente si è raso il capo, si è lasciato crescere la barba e ha mutato il nome in dottor Kuan-Suo.

Ora lui e la moglie vivono presso la signora Rowse, figlia di Johon Isherwood, padrone della cartiera di New Mills, nel Derbyshire, a Howth vicino a Dublino.

Benchè ammalato, Mr. Oskins mi inviò un messaggio nel quale difendeva a spada tratta l’autenticità del libro. Essa diceva: La vicenda è vera ma per motivi specialissimi, l’identità dell’autore tibetano non può essere rivelata. Non ho mai insudiciato nessuno in vita mia, per nessun prezzo, e non lo farò certo ora. Ormai mi restano poche speranze di vita. Questo nuovo disturbo le sta riducendo ulteriormente. E’ solo la coscienza a guidarmi. Ho avuto un’esistenza amara e difficile e , nonostante la pubblicità negativa che è stata fatta attorno al mio nome, ritengo di star facendo ciò che è giusto.

Il marito della signora Rowse, Johon, ex ufficiale dell’esercito, abitane a Kensington, ci ha riferito l’altra sera nel suo ufficio cittadino: Sono al corrente delle notizie che circolano su Lobsang rampa, ma non ci credo assolutamente e non ho nessuna voglia di discuterne. Lo conosco da due anni e sono convinto che sia in buona fede. E’ stato ospite a casa mia, un buon amico sia di mia moglie che mio personale, e sono certissimo che non si tratti di un imbroglione.

La madre della signora Rowse, Margaret mi ha detto: Mia figlia mi ha raccontato che è un brillante chirurgo e, implicitamente, è convinta che provenga da una famiglia tibetana di alto rango. Ritiene inoltre che sia dotato di straordinari poteri extra sensoriali.

Il suo agente, Mr. Brooks di Mayfar, così parla: Sono sorpreso. E’ dotato di straordinarie facoltà telepatiche, delle quali mi ha dato prova i molte occasioni.

Mr. Warburg, direttore della casa editrice che ha pubblicato il libro, sostiene: Sono molto sorpreso. Credevo fosse cinese. Noi stessi non eravamo molto sicuri de libro e pertanto l’abbiamo inviato in visione a venti diverse persone, le quali hanno tutte fornito opinioni diverse. Nella prima edizione abbiamo pubblicato una prefazione nella quale sostenevamo di non poter garantire l’autenticità dei fatti e che lasciavamo ogni giudizio al lettore. E’ stata comunque pubblicata come una sotria vera.

La risposta di Lobsang Rampa.

(dal libro di Douglas Baker, “L’apertura del terzo occhio”, Gruppo editoriale Armenia , 1999)

Il Terzo Occhio è assolutamente veritiero e tutto quanto ho scritto in quel libro corrisponde a verità. Io, un Lama tibetano, attualmente occupo ciò che era in origine il corpo di un uomo occidentale, e tale fenomeno si verifica con l’esclusione permanente e totale dell’ex-occupante. Questi mi ha dato il pieno assenso, felice di sottrarsi alla vita su questa Terra in considerazione della mia pressante necessità. L’effettivo mutamento si è verificato il 13 giugno del 1949 ma la strada ha dovuto essere preparata qualche tempo prima. So di avere un compito speciale da assolvere e mi sono reso conto che, per svariate motivazioni ad esso connesse, sarei dovuto venire in Inghilterra. Sul fine del 1947,mediante telepatia, riuscii ad inviare delle impressioni alla persona adatta. Nel febbraio del 1948 questi mutò il suo nome legale di Deed Pool assumendo quello di Kuan-Suo.

Per facilitare tale metamorfosi, la persona in questione cambiò indirizzo svariate volte e perse i contatti con la totalità di amici e parenti. Il 13 giugno del 1949 ebbe un leggero incidente, culminante in una commozione cerebrale, che “gli fece perdere la nozione di se steso”. Ciò consentì il mio avvicendamento.

Successivamente tentati con molto impegno di trovarmi un lavoro in Inghilterra ma, per diversi motivi, mi manco l’assistenza dell’ENTE INTERESSATO. Per anni ed anni mi recai periodicamente presso gli uffici di collocamento di Tavistock Square, a Londra. Mi rivolsi anche a svariate agenzie private, corrispondendo ad esse notevoli somme, ma nessuna fece qualcosa per trovarmi un’occupazione.

Per un certo periodo vissi con i risparmi che avevo accantonato e quel poco che riuscivo a guadagnare come collaboratore esterno di case editrici o società pubblicitarie.

O uno speciale compito da adempiere in quanto, durante la mia vita nel Tibet, sono stato sulle Montagne del Chang Tang dove ho visto un’apparecchiatura che consente alle persone di vedere l’Aura umana.

Sono un sensitivo e pertanto in grado di vedere l’Aura, come ho dimostrato svariate volte ad un sacco di gente, ma mi rendevo conto che, se i medici ed i chirurghi fossero stati in grado d’individuare l’aura umana, avrebbero potuto determinare le varie malattie a carico dell'organismo umano prima che fosse troppo tardi.

Non riuscii a venire in Inghilterra nel corpo che prima possedevo. Ci provai ma invano.

L’aura è semplicemente una corona di scarico del corpo, della forza vitale. E’ simile alla corona di scarico che si forma attorno ai cavi dell’alta tensione, fenomeno al quale chiunque può assistere nelle notti di nebbia: Se le ricerche in tal senso fossero sovvenzionate in modo considerevole, la scienza medica troverebbe fra le mani uno degli strumenti più potenti per la cura delle malattie.

Dovevo disporre di denaro per condurre in porto la mia missione, ma non mi sono mai fatto pagare per curare le malattie di quanti si rivolgevano a me o, comunque, per sgravarli del fardello che si portavano sulle spalle, come un certo tipo di stampa vorrebbe far credere.

Perché ho scritto IL TERZO OCCHIO? Non certo perché morivo dalla voglia, ma per la disperata necessità di trovare un lavoro che mi consentisse di portare avanti il mio compito. Mr. Brooks disse che avrei dovuto scrivere un libro. Risposi che non ne avevo alcuna intenzione e così ci lasciammo. Lui mi scrisse suggerendomi, ancora una volta, che avrei dovuto farlo. Nel lasso di tempo intercorrente fra il colloquio ed il ricevimento della lettera, mi ero presentato per altri posti ma ero stato rifiutato. Così con molta riluttanza, accettai l’invito di Mr. Brooks e, ancora una volta, ribadisco che tutto quanto è scritto nel libro corrisponde a verità. Così com’è vero l’intero contenuto del mio secondo libro IL LAMA MEDICO. Non bisogna prestare molto affidamento agli “esperti”, ai “saggi tibetani” quando si vede come un esperto contraddice l’altro, quando non riescono a mettersi d’accordo su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Inoltre, in fin dei conti, quanti saggi tibetani sono entrati in un monastero all’età di sette anni, hanno compiuto tutto il percorso della vita come tali e alla fine hanno assunto il corpo di un occidentale? Io l’ho fatto.

Testimonianza di Sanya Kuan S.R.N.

(dal libro di Douglas Baker, “L’apertura del terzo occhio”, Gruppo editoriale Armenia , 1999)

E’ tutta una manfrina…. Per quanto mi è dato di vedere, il gran rumore fatto attorno all’autore del Terzo Occhio non ha sortito altro effetto che quello di aumentare il prestigio di Lobsang Rampa, portando più che mai il suo best seller, all’attenzione pubblica. Una signora, emerita autorità nel campo delle discipline e religioni orientali, ha espresso il parere che, se i fatti corrispondessero a realtà, Lobsang Rampa sarebbe un personaggio davvero straordinario. Ora è sicura che infatti sono veri.

Molti si porranno degli interrogativi sulla sorte di colui che aveva occupato quel corpo occidentale prima che fosse occupato da un tibetano ed io, in qualità di moglie, vorrei dire qualcosa in merito agli avvenimenti che hanno potato a quel cambiamento di personalità.

Alle prime avvisaglie di qualcosa di diverso, rimasi alquanto sorpresa. Conducevamo una quieta esistenza nel Surrey, dove mio marito esplicava funzioni di consulente presso un Istituto per corrispondenza. La guerra era finita da due anni.

Tutto avvenne difatti verso il finire del 1947. Dopo essere rimasto tranquillamente a sedere per alcun minuti, mi disse: “Sto per cambiare nome”. Sorpresa oltre ogni dire, lo fissai sbigottita poiché non riuscivo a capire la motivazione.

Non avevamo niente da nascondere, nulla da cui scappare. Mi ci vollero alcuni minuti per riprendermi, dopodiché lui continuò. “sì non ci chiameremo più Deed Pool, bensì Kuan-Suo.”

Alla fine del mese di febbraio del 1948, tutte le formalità erano state espletate e non avevamo più alcun diritto al nostro cognome precedente. Il datore di lavoro di mio marito non l’aveva certo presa molto bene. Ma d'altronde non poteva fare molto, soprattutto tenendo conto che, proprio in quei giorni, anche uno dei direttori della società aveva apportato u mutamento alle su generalità.

Naturalmente tutti pensarono che eravamo usciti di seno, ma la cosa non mi preoccupava affatto.

Avevo vissuto con mio marito per otto anni e sapevo che, quando si metteva in testa di far qualcosa, ne aveva anche un valido motivo. Tuttavia ci accorgemmo ben presto che, rivolgendoci la parola, la gente non ci chiamava più per nome e, anche dopo averlo visto scritto, non sembrava in grado di pronunciarlo; per quel motivo, in un secondo tempo, l’abbiamo contratto in Ku’an. Voglio mettere bene in chiaro questo punto perché, in nessuna circostanza, siamo ricorsi ad uno pseudonimo come da alcune parti si è sostenuto in malafede.

Più o meno in quel periodo, mio marito parlava molto dell’oriente e, in alcune occasioni, amava anche indossare abiti orientali; spesso aveva un’aria molto preoccupata e, diverse volte, cadeva in uno stato di Trance e parlava i una lingua sconosciuta, che ora credo sia appunto un idioma dell’est. Nel luglio del 1948 prese di nuovo una decisione improvvisa… stavolta quella di rinunciare all’impiego, ciò che fece con grande costernazione del suo datore di lavoro che l’aveva sempre ritenuto un elemento prezioso e coscienzioso.

Dietro questa cosa c’era la determinazione di lasciare la zona e perdere così ogni contatto, cosa che facemmo.

Nel giro di un anno avevamo completamente perso di vista tutte le precedenti conoscenze e abbandonato ogni legame con l’esistenza precedente. Facevamo in modo di sbarcare il lunario con quanto avevamo risparmiato e con i proventi che raccimolavamo dalle varie forme di collaborazione editoriale.

Il giorno in cui mi capitò di guardare fuori dalla finestra e di vedere mio marito riverso ai piedi di un albero de giardino, costituisce per me un ricordo indelebile. Mi precipitai fuori e, quando lo raggiunsi, si stava riprendendo m a me, infermiera diplomata, parve intontito o qualcosa di simile. Quando alla fine riacquistò conoscenza, sembrava comportarsi in modo diverso, a me incomprensibile.

Dopo averlo accompagnato all’interno dell’abitazione, dove lo sistemai sul letto di una stanza al primo piano, pensai subito di far venire un medico al più presto possibile, ma stavo facendo i conti senza di lui….quasi intuendo la mia angoscia, mi pregò di non farlo, assicurandomi che stava bene. In effetti parlava in modo molto diverso, più esitante, quasi avesse difficoltà, con la lingua, ed anche la voce sembrava più profonda.

Per un certo periodo mi preoccupai, poiché avevo l’impressione che avesse subito una certa alterazione della memoria… come se facesse dei calcoli prima di parlare o di muoversi; solo più tardi appresi che si stava sintonizzando sulla mia mente per vedere cosa mi aspettavo da lui.

Non mi vergogno ad ammettere che, all’inizio, ero alquanto sconvolta, ma ora la cosa mi pare del tutto naturale.

Tuttavia non smetterò mai di chiedermi come una persona così comune come me abbia potuto essere tanto intimamente associata ad un fenomeno straordinario quale l’avvento di un Lama tibetano nel mondo occidentale.

Dopo queste testimonianze non ci rimane che leggere cosa dice Rampa e riflettere su molti altri episodi narrati come per scherzo dalla letteratura più strana ed esoterica e prima di lasciare la parola agli estratti che Luciano Pederzoli ha preparato e selezionato per i nostri lettori desidero ricordare due tra i tanti episodi letti.

Il primo è trattato in un libro di Peter Kolosimo che ha scritto anche un libro sulla esistenza di fenomeni strani come la vita oltre la morte. Il libro non ha avuto tutto il successo degli altri per cui ha vinto anche il premio Bancarella tanti anni fa, ma mi è sempre rimasto nella mente.

Si tratta della storia di un analfabeta, un contadino siciliano che un giorno sotto il sole della Trinacria cade, batte la testa e sviene….i suoi parenti lo trovano sotto il sole cocente e cercano di rinvenirlo ma il soggetto rinvenuto a fatica non riconosce nessuno e molto arrabbiato parla una lingua incomprensibile. Un professore amico di famiglia che passa da quelle parti per caso riconosce la lingua… si tratta di greco antico… Il contadino non riconosce nessuno e continua a parlare in greco antico per due giorni senza mai dormire. Quando alla fine il soggetto, stremato dalla stanchezza si addormenta il mistero diventa veramente non risolvibile. Ma quando il contadino si sveglierà come per incanto non si ricorderà più niente dell’accaduto, riconoscerà la sua famiglia e riprenderà a parlare siciliano stretto.

L’altro episodio è narrato nel libro di Brian Weiss dal titolo “Oltre le porte del tempo” edito da Mondadori nella collana degli Oscar. Weiss, psichiatra americano, utilizza l’ipnosi regressiva per studiare quello strano fenomeno che lui chiama reincarnazione in modo secondo noi improprio.

Nel libro, riporta il racconto di due coniugi che avevano due gemelli. I gemelli da piccoli facevano un gioco: avevano inventato una lingua sconosciuta che usavano oper gioco, come un codice segreto per non farsi capire dai genitori. La lingua strana era incomprensibile ai genitori che un giorno invitarono a pranzo un collega del marito professore all’università di lingue antiche. Sentendo la lingua parlata dai due ragazzi capì subito che si trattava di Sanscrito!

Tutto ciò non fa che avallare l’ipotesi che forse, alcune delle nostre idee sulle interferenze aliene, siano decisamente vere!



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